MOTTA DI LIVENZA. C'è l'ombra
di una organizzazione internazionale specializzata nel riciclaggio
di automobili dietro al fermo di due sloveni operato fra venerdì
e ieri dagli uomini della polizia stradale di Udine. La vicenda
deve essere ancora chiarita in tutti i suoi aspetti, ma gli elementi
già raccolti dalla Polstrada devono essere consistenti
dato che il magistrato inquirente, il sostituto procuratore Giovanna
Mullig, ha chiesto al Gip la custodia cautelare in carcere per
i due uomini fermati. Nei loro confronti è scattata appunto
l'accusa di riciclaggio. La vicenda che ha portato al fermo dei
due sloveni si è sviluppata in seguito al furto di una
automobile di grossa cilindrata a Motta di Livenza: il colpo
è stato messo a segno venerdì ai danni di un uomo
di Oderzo, sempre in provincia di Treviso. Il proprietario della
vettura non ha perso tempo e ha subito denunciato il furto alle
forze dell'ordine. La segnalazione, completa di numero di targa
e di telaio, è stata diramata anche in Friuli e poche
ore dopo l'automobile (una Mercedes E 320) è stata notata
a Udine, parcheggiata in piazzale Cella. La polizia stradale
di Udine ha preso in mano l'indagine e, secondo quanto si è
appreso, ha atteso che qualcuno si avvicinasse alla vettura rubata.
L'appostamento ha dato i suoi frutti, visto che sono stati bloccati
i due sloveni. L'esperienza degli uomini della Polstrada e qualche
ulteriore elemento di cui devono essere venuti in possesso ha
fatto sospettare che i due uomini non fossero semplici ladri
di automobili di lusso, ma corrieri di una organizzazione dedita
al riciclaggio all'estero di vetture rubate. A quanto pare gli
uomini della Polstrada sarebbero venuti a sapere anche che i
due uomini avrebbero portato la vettura proprio in Slovenia.
Avrebbero avuto anche un piano preciso e collaudato per evitare
i controlli alla frontiera. |