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UNDICI PERSONE SONO ARRESTATE DALLA POLIZIA STRADALE
Targhe e permessi falsi
Smantellata la gang Le stamperie erano nel Milanese. Le indagini partite da Torino lo scorso settembre dopo la scoperta di due covi a Porta Palazzo

12 marzo 2003
 
Un ipermarket del documento falso, la centrale a cui si rivolgevano «clienti» da tutta Italia. Lo hanno scoperto e smantellato gli agenti della polizia giudiziaria della Stradale, partendo da un banale (ma sofisticato) furto di una Mercedes C220 a cui erano state già clonate targhe e documenti, già pronta a partire per il Marocco. Undici gli arresti nel Nord-Ovest ma l´operazione, coordinata dal pm Antonio Rinaudo è ancora in corso e potrebbe riservare altre sorprese. Le stamperie erano nel Milanese, in città e a Rozzano, in due box dove la polizia di Torino, in collaborazione con i colleghi di Milano e Bergamo, ha trovato patenti di guida, carte d´identità, falsi permessi di soggiorno, carte di circolazione, certificati di proprietà e tagliandi assicurativi. Tutti falsi, compresi i timbri delle questure, dei vari uffici coinvolti nel business, dalla Motorizzazione ai Comuni e per finire con il Pubblico registro. «Copie perfette - spiegano i poliziotti - molto più raffinate di quelle individuate in altre situazioni». I capi? Quasi tutti maghrebini, con gli italiani ridotti al ruolo di comparse o di luogotenenti. I nomi, in realtà, possono dire poco o nulla. Come quello dei fratelli Hassan e Rachid Bouras, residenza a Milano, documenti regolari, personalità di spicco nella comunità musulmana che però erano in grado di avere a disposizione documenti in bianco originali, sulla cui provenienza - e sulla loro destinazione finale - sta lavorando un pool interforze, Interpol compresa. I torinesi sono tre: i marocchini Rachid Fekrane e Rachid Fkar, clandestini, casa a Porta Palazzo, due specialisti nel furto di auto di grossa cilindrata, più un nomade, Dijuliano Halilovic, che può essere invece definito come un commerciante, uno dei coordinatori del traffico di auto di lusso. Restano sullo sfondo gli altri comprimari: Fulvio Danese, di Rozzano, titolare del box, la signora Marina Cicalò (agli arresti domiciliari nel Pavese, dove abita); Carlo Colleoni, Bergamo; Gabriele Sirago Amos, Milano; Moudrik el Moustapha, Milano e Lahoussine Zentar, Milano. All´appello mancano ancora tre extracomunitari, ancora latitanti e inseguiti dallo stesso ordine di custodia cautelare delle altre 11 persone già in cella. Ad alto tasso tecnologico il sistema di clonazione delle auto: documenti, targhe, le numerazioni dei telai erano così perfetti che neppure le forze dell´ordine erano in grado di riconoscerle, nel corso dei controlli routine. Il lamierino delle targhe ha lo stesso spessore di quelle vere, stampate dal Poligrafico dello Stato, sigla. Così le mascherine di plastica, identiche alle originali, le dimensioni e le distanze dei fori per le viti, le grafiche e le tonalità dei colori. Le targhe servivano per «ripulire» le centinaia di auto rubate a Torino, in Piemonte e Lombardia, soprattutto Mercedes, Bmw, Porsche, Audi, destinate ai mercati del Nord Africa. Auto rubate, molto spesso rapinate, nel corso di «assalti», spesso programmati da un basista, in ville o aziende. A settembre 2002, il simbolo della prima tranche dell´inchiesta fu il volto incorniciato dall´hijab di Sanaa Boutbouch, 22 anni, una marocchina abile con timbri e computer, già fotosegnalata due volte. Oltre a Sanaa, erano finiti in cella anche padre e figlio arrivati a maggio dal Marocco, Abdelhak Nahdi, 50 anni, e Nourredine, 26; Taibi Faith, 33 e Ouzzif El Moustapha, 39. A dicembre 2001, Sanaa era stata arrestata (e poi scarcerata pochi giorni dopo), in un altro covo, a Porta Palazzo. Ancora latitante dal 17 luglio il «capo». Forse s´è rifugiato in Marocco.
M.N.
 
 

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