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Auto rubate e «clonate», un arresto a Curno

12 marzo 2003
 
Inchiesta della Stradale di Torino: nei guai un cinquantenne accusato di falsificare targhe
L'hanno chiamata operazione «Rewind»: un'inchiesta durata un anno che ha permesso alla polizia stradale di Torino di individuare un traffico di auto rubate e riciclate - con punti cardine della logistica dislocati a Milano e nella Bergamasca, a Curno, per la falsificazione di documenti e di targhe - e poi rivendute in Marocco. Eseguiti sei arresti, nell'ultima fase dell'inchiesta: quattro marocchini, un milanese e un cinquantenne di Curno; per altre otto persone, sette in carcere e una ai domiciliari, sono state eseguite ordinanze di custodia in carcere; 19 i denunciati e 23 le vetture recuperate. Non solo: a Milano, in un appartamento dove vivevano due degli arrestati, di nazionalità marocchina, gli agenti hanno individuato una «fabbrica» di documenti falsi per le auto e materiale per documenti d'identità e di permessi di soggiorno falsi.
La stradale di Torino è partita dal furto nel luglio 2002 di una Mercedes E 270 in un distributore di carburante vicino a Susa (Torino), ai danni di uno zingaro piemontese, fatto da alcuni maghrebini: la polizia aveva indagato anche sul tentativo di estorsione fatto da altri zingari slavi, quando la vittima era riuscita a contattare gli autori del furto. Da qui, pedinamenti, controlli, intercettazioni hanno fatto il resto: secondo gli inquirenti, dal Marocco arrivavano richieste di veicoli di pregio, soprattutto Mercedes, Bmw e fuoristrada. Quindi le «pedine» dell'organizzazione mettevano a segno, in Nord Italia, i furti: poi le auto, con la falsificazione dei documenti, diventano «cloni» di altre circolanti: già, perché venivano immatricolate ex novo con documenti e targhe di altre vetture identiche, regolarmente circolanti, all'insaputa dei legittimi proprietari. Infine, le auto venivano portate in Marocco, attraverso Francia e Spagna, da corrieri in genere italiani; in alcuni casi sono stati utilizzati anche container. Stando all'accusa, a capo del gruppo c'era un marocchino di 31 anni, Z. L., domiciliato a Milano. Con lui sono stati arrestati, martedì scorso, nell'ultima tranche dell'inchiesta, altri tre marocchini, due fratelli e un amico, e due italiani, C.C., 50 anni, di Curno e F.D., di Rozzano (Milano).
Secondo le accuse era il marocchino trentunenne a coordinare la commissione di furti ad altri gruppi di maghrebini e quindi le operazioni di riciclaggio: per la «fabbricazione» dei documenti di circolazione entravano in campo i due fratelli di Milano (che, secondo gli investigatori, lavoravano anche per altri gruppi in tutta Italia, che ordinavano loro documenti falsi, preparati con attrezzature informatiche e documenti in bianco, provenienti da furti in uffici comunali, del pubblico registro automobilistico, della Motorizzazione e in edifici privati). Oltre a patenti di guida, carte di circolazione, certificati di assicurazione, durante le perquisizioni, sono stati trovati anche falsi permessi di soggiorno e carte di identità. Le targhe false, invece, stando alle accuse erano realizzate in un'officina «clandestina» a Curno, di C.C., 50 anni: la stradale ha trovato qui targhe verniciate di fresco, identiche a quelle di altre auto in circolazione. Per gli arrestati l'accusa è di associazione a delinquere per il riciclaggio di auto.
Ca. T.
 
 

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