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Albania e Ghana, la rotta
delle auto rubate A Durazzo fermato Tir carico di vetture di
lusso pronte per essere scambiate con eroina.
Colpi su commissione. Ordinati dall'altra sponda dell'Adriatico.
O ancora più lontano, nel cuore dell'Africa australe.
Le indagini sulle rapine delle Mercedes nel Milanese e in tutta
la Lombardia stanno svelando uno spaccato di globalizzazione
del crimine. «Sono reati su commissione - dice il procuratore
capo di Brescia Giancarlo Tarquini - realizzati da gruppi con
una struttura definita, molto organizzati». E talmente
forti, che le auto di lusso sono solo una delle pedine che muovono
sullo scacchiere del crimine organizzato internazionale. Scambiandole
per altri pezzi. Come eroina. E' questa l' ultima pista che seguono
gli inquirenti. Le Mercedes finiscono in Albania e in Kosovo,
a quegli stessi clan che gestiscono anche lo smercio di droga.
Le auto vengono pagate direttamente con partite di stupefacenti.
Da spacciare poi in Italia, a prezzi altissimi: doppio crimine,
doppi profitti.
Non è l' unica rotta seguita dai trafficanti di Mercedes.
I magistrati hanno disegnato altre due tratte. La prima parte
da Genova e si conclude in Ghana e altri Paesi dell'Africa occidentale.
La seconda fila verso Timisoara in Romania. Ma è la pista
barese che dà al fenomeno dimensioni nuove: una rotta,
che ha trovato la prima conferma da un sequestro alla dogana.
Durazzo, Albania, 22 marzo. IL SEQUESTRO - Quando la guardia
di Finanza italiana apre il container indirizzato a un albanese
del Kosovo, Ametaj Nimad, non trova vestiti o medicinali, come
dice la bolla di spedizione. Trova tre Mercedes: due 500 e una
320 Cl. Rapinate con un' irruzione in villa tra il 17 e il 19
marzo, appena 5 giorni prima, a Oggiono, Erba e Manerbio. Sono
gioiellini che valgono complessivamente 700 milioni. Anche per
Durazzo, dove la frontiera «bucata» ha permesso di
accatastare duemila automobili contrabbandate, il carico è
strano. Troppo alta la posta per il giro di auto clandestine.
C'è senz'altro, pensano al comando di Bari delle «Fiamme
gialle», un committente. E ne disegnano subito il profilo:
«Visti i modelli, è probabile che le Mercedes fossero
destinate a un trafficante per essere direttamente scambiate
con l' eroina». Il sequestro sembra la fotocopia di un'
analoga azione, compiuta a Bari il 4 novembre. Furono confiscate
tre Mercedes da 200 milioni ciascuna, provenivano dalle rapine
in villa nella Brianza e in provincia di Brescia, erano sempre
trasportate su camion umanitari. Unica variazione: c'erano anche
8 pistole, 6 fucili, 700 proiettili. Armi destinate ai fares,
i clan della mafia skipetara.
L' IPOTESI ALBANESE - «E'
un uso consolidato tra i clan mafiosi in Albania, ma anche tra
clan di organizzazioni diverse, quello di scambiare macchine
di lusso per l'eroina», dice il colonnello della guardia
di Finanza di Bari Giuseppe Alineri. Una Mercedes contro 4 o
5 chili di eroina. Che, rivenduta all'ingrosso in Italia, frutterà
oltre 300 milioni: poi la polvere, tagliata e divisa in dosi,
genererà profitti cinque volte superiori. Gli albanesi
controllano oggi oltre il 70 per centro dell'eroina rivenduta
in Europa: un giro da 3 mila miliardi. In un anno il loro fatturato
e la quota di mercato sono raddoppiati. «E' chiaro che
per un simile salto hanno dovuto trovare in gran fretta capitali
nuovi - spiega Ivan Nicovic, ex capo della polizia jugoslava,
ora collaboratore dell'Interpol - ed è certo che i furti
delle Mercedes in Europa sono una fonte di finanziamento di diversi
clan».
L' AFRICA E LA ROMANIA - Non
tutte le «ammiraglie» rubate, però, finiscono
in Albania. Esistono anche una via africana e una romena. Quest'ultima
è stata svelata due giorni fa dalla procura di Udine.
Decine di macchine trafugate in Lombardia sono state ritrovate
a Timisoara e ad Arad, dove fiorisce uno dei mercati di auto
rubate più ampi al mondo.
La seconda rotta, quella che da Genova porta in Ghana o nell'Africa
Occidentale, è invece ormai ben ricostruita dai pm di
Brescia e di Monza. Le macchine, rubate o rapinate vengono comprate
dai ricettatori, per circa 10 milioni. Sono loro che organizzano
le spedizione via mare (costo: 7 o 8 milioni), provvedendo ai
trasporti. In un anno al porto genovese sono state sequestrate
88 vetture di lusso: valevano tra i 60 e 80 milioni ognuna. Ventidue
i trafficanti arrestati: un marocchino, tre italiani, due del
Togo e 16 ghanesi.
LE DUE VIE - Oltre all'assenza degli albanesi, c'è un
altro particolare, sul versante «genovese», che balza
agli occhi. La differenza delle commesse. Le macchine sequestrate
in Liguria valevano 80 milioni. Quelle a Durazzo 200. Numeri
che non appaiono casuali. Sembra quasi che le bande si dividano
il mercato. Italiani e africani si muovono a livelli più
bassi, rubando vetture di prezzo medio-alto senza correre rischi.
Gli albanesi, più feroci e attrezzati, le rapinano armi
in pugno. Puntando al top, quello che rende di più. E
trasformano questa ricchezza in droga, da investire sul mercato
della morte.
Mara Gergolet |